Padri e Figli

Il Padre, il Figlio. Due entità cardine nella storia della umanità.
Il Padre: da alcuni inteso come una istituzione; da altri come uno “strumento” della Natura, del Creatore, per un passaggio generazionale; da altri ancora come l’interlocutore per definizione del Figlio; da altri, infine, come il depositario di leggi morali, di principi, di valori, di tradizioni, quindi del costume di un ambiente di dimensione familiare.
Il Figlio: qui c’è una letteratura ancor più vasta, ma più precaria, più incerta.
Per taluni i figli sono assolutamente il massimo del bene; per tal altri non sono proprio ciò che pensavano divenissero. Fra i due estremi esiste un autentico arcobaleno di giudizi e definizioni.
Io credo innanzitutto che nel Padre e nel Figlio c’è un pizzico di tutto ciò che si pensa di loro. Le proporzioni dei vari componenti costituiscono le peculiarità del singolo soggetto, padre o figlio che sia. Ma io credo anche che non si debbano creare confusioni nel giudicare queste due fondamentali entità del genere umano. Entrambi vanno valutati in una doppia chiave di lettura: nel rapporto con l’altro e nella propria più vasta e più profonda realtà umana, quindi nel rapporto con la vita, con il tempo, con la comunità degli uomini.
Padri e Figli hanno in comune il ruolo, il compito, il dovere della sopravvivenza della specie, quindi quello della costruzione della storia dell’uomo, la quale viene mattone su mattone. Il Padre è il presente che viene dal passato; il Figlio è il presente proiettato nel futuro: Padre e figlio sono insieme il presente che salda il passato con il futuro: ecco il modo, lo strumento, con il quale insieme costruiscono la storia. Padre e Figlio hanno in comune, ancora, la reciproca garanzia dei ruoli, legati alla loro assoluta interdipendenza: senza padre non esiste figlio; senza figlio l’uomo non è padre.

Ogni Padre ed ogni Figlio, nell'esercizio del ruolo, dovrebbero vivere consapevoli di essere realmente depositari ed ambasciatori di amore. Fra i tanti significati, attributi, compiti, questa immagine mi pare corrisponda meglio alla delicatezza e, nel contempo, alla robustezza della loro presenza, sia autonoma che nella reciprocità dei ruoli naturali, nella realtà da loro vissuta e fecondata di valori autenticamente culturali.
Sono numerose le possibili e legittime conclusioni alle quali si può giungere, affidando al padre a al figlio, separatamente e congiuntamente, compiti, funzioni, diritti e doveri con un infinita varietà di colori e di toni. Su questa materia si studia e si scrive di tutto: trattati, saggi, romanzi, drammi, commedie, satire. Si parla dall'interno dei ruoli od osservandoli dall'esterno, quindi con possibilità di ottiche totalmente diverse.
Sarebbe, di conseguenza, colpevole presunzione, in così piccola fatica, indicare verità assolute, perciò la mia conclusione non può che essere molto semplice e naturale. Ecco, io penso che qualunque dissertazione abbia dei limiti non solo formali, se non riconosce che l’essere e l’agire del Padre e del Figlio devono discendere da un volano particolare: l’amore. Diversamente, potranno essere o divenire entità autonome rilevanti, ma non saranno mai pietre miliari, autentiche tappe nella evoluzione, nella storia dell’umanità. L’amore, con tutte le semplici cose che esso produce, riesce a saldare fortemente l’anello generazionale che è costruito da padre e figlio: riesce a fare dei due termini una sola entità; riesce a vincere i conflitti generazionali; riesce a realizzare valori positivi sui quali far vivere la società degli uomini; riesce a dare un contributo decisivo all'idea di pace, quella negli animi, quella fra gli uomini.
Presentato così, l’amore con i suoi possibili effetti attraverso il filtro del Padre e del Figlio, sembra semplice: se tanto da tanto, allora …
Il tutto va misurato dal nostro personale stato d’animo, dalla nostra personale cultura, da come ognuno di noi sa essere figlio e, poi, sa divenire ed essere padre; da come le varie agenzie educative hanno contribuito a costruire in ciascuno di noi una corretta idea di figlio ed a prepararci al ruolo di padre.
L’amore può anche esserci e non produrre effetti. Può essere “utilizzato” inopportunamente; può essere frainteso nel suo significato; può … essere confuso con l’affetto, con la tenerezza, con la passione.
Forse è più giusto che Padre e Figlio, più che cercare l’amore cerchino di realizzare gli effetti dell’amore: la comprensione, la solidarietà, la pazienza, il perdono, la confidenza … e tutto con grande spontaneità. Quando si sarà realizzato un simile sodalizio fra Padre e Figlio e fra Figlio e Padre, l’amore apparirà allo zenit e sarà capace di produrre tutto il bene di cui la realtà circostante, cellula viva dell’umanità intera, ha grande ed urgente necessità.
Tabalsagna
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